Marianna  Annio Produttrice
Presenta Pietraventosa
La sua Azienda a Gioia del Colle
Nella zona della Murgia in provincia di Bari



... e l'articolo realizzato da Angela Giasi che ha saputo emozionarmi ma soprattutto mi ha lasciato la voglia di riassaggiare un altro bicchiere dell'Estrosa


Questa bottiglia l’ho avuta nuda e ho potuto apprezzare a pieno il rosa seducente  ed inconsueto, eccentrico e vistoso. Ora, l’etichetta bianca è spudorata,  la veste di sola lingerie lasciando intravedere il colore caldo e profondo, che esplode da un intarsio esaltato dal contrasto dei due colori, come se si trattasse di pizzo trasparente e sfacciato, del resto come dice?
 ”Il vero pudore è nascondere ciò che non è bello far vedere.”
Scende nel calice voluttuoso lasciando immaginare di essere di buona struttura, di un cerasuolo  intenso e luminoso, energico dà allegria agli occhi. Al naso è fine ed elegante va dispensando note dolci e sboccia di  fragranza primaverile di  fiori freschi, rose e petali di fiori di pesco. I timbri  fruttati sono forti, di  frutti rossi maturi dolci mora, lampone, e fragolina di bosco. Più lo porti al naso e più si apprezza un crescendo di sensazioni odorose, regala una percezione di minerale e sensazioni speziate di una speziatura dolce e accattivante. In bocca sorprende, viste le premesse olfattive prometteva altro, invece contraddice i sentori dolci, perché è assolutamente secco, è inaspettatamente fresco, ed ha una bella  mineralità,  aspetti bilanciati  da una morbidezza abbastanza evidente. Negli aromi di bocca si coglie anche una nota balsamica che insieme alla freschezza maschera la gradazione alcolica che non è poca in questo vino del sole: è di 13,5°.   L’insieme dei tasselli che compongono questo mosaico fanno di Estrosa una “fregami dolce”, perché non stanca, anzi ti chiama a finire il calice. Regala alle papille complesse e ricche sensazioni gustative, che rimangano a lungo in bocca. Ha il corpo e la struttura di un vino rosso e la freschezza e la fragranza di un vino rosato. Il nome si offre a diversi giochi interpretativi: estrosa, come termine in sé, letto in latino “è rosa”, e poi rosa dell’est, “est”… antico marchio che segnava che in quel luogo c’era vino buono. La ricerca del nome, la raffinatezza dell’etichetta invogliano a provare questo vino frutto di un grande lavoro: è la dimostrazione che il primitivo può dare bei rosati.
Una volta messo nel calice diffonde eleganza e si concede soddisfacendo tutti i sensi.
 Portato a tavola è facile scoprire che è generoso nella sua versatilità eclettica negli abbinamenti.
E’ un vino da primo appuntamento!
Angela Giasi